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sabato 27 luglio 2013

rubrica - ITALIA DOMANDA (Sincerità e un pizzico d'ipocrisia nei complimen ti alle signore)

 
(EPOCA - 1 aprile)
 
 
 
 
Mio padre è solito dire, scherzando con me e con i miei amici, che oggi i giovani non sanno più fare un bel complimento ad una donna.   Secondo lui, non conosciamo e non apprezziamo le regole di quella delicata e innocente galanteria con cui, un tempo, gli uomini si rivolgevano alle signore e alle signorine.   E aggiunge che è un peccato che si vada perdendo l'abitudine del baciamano.   Ma esistono veramente regole del genere?
 
F.T. - Napoli
 
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Tutti, uomini e donne, amano i complimenti, amano riceverne.   I complimenti che fanno più piacere sono quelli che si riferiscono a cose che si vorrebbe avere, e non si hanno, oppure si hanno in quantità insufficiente alla nascita spontanea, non premeditata, di complimenti.   Sono i complimenti difficili da fare, quelli per cui si potrà cadere nella pacchianeria.
Fare a una signora i complimenti per quello che lei ha, per esempio per la sua bellezza o naturale eleganza, è molto facile; l'idea che lei si fa della sua bellezza o naturale eleganza è sempre tale, da contenere agevolmente qualunque complimento, per quanto grande esso sia.   Se mai, c'è il pericolo di rimanere al disotto dell'aspettativa; si potrà passare per avaro, non per pacchiano.   E poi, quando la cosa da complimentare c'è, c'è anche la sincerità nel complimentarla; la sincerità trova da sé la forma adatta, come in tutte le arti.   Potrà venir fuori un complimento liscio o un complimento barocco, cioè ornato e gonfio; ma, essendo sincero, è poetico da sé, e la poesia vera non è mai pacchiana.
Per l'altra specie di complimenti, quelli difficili da fare, c'è da tenere conto dell'ipocrisia del  modo come essa si inserisce e sistema nel complimento da fare.   Se l'ipocrisia è pura, integrale ipocrisia, essa si vede facilmente, salvo che non sia adoperata da esperimentati artisti: Quando l'ipocrisia è visibile, il complimento che lo contiene è senz'altro pacchiano, cioè non fa piacere ma offende.   Se  l'ipocrisia si trasforma in desiderio di dare una gioia, e così abbellire la vita o la giornata di una donna, allora il complimento deve essere costruito come un'opera d'arte.
Per questo non c'è che una regola buona, quella della giusta misura; anch'essa è comune a tutte le arti, ed è difficilissima da trovare e mettere in pratica.   Se uno non è capace di commisurare il complimento all'intelligenza e sensibilità della donna a cui dovrebbe essere rivolto, rinunzi a complimentare; il silenzio è pieno di tutte le cose che si possono dire, e non sono dette; la donna sceglierà da sé quelle che le fanno piacere.
 
Vittorio G. Rossi
 
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I testi ponevano per il baciamano regole precise, anzi perentorie, come erano generalmente quelle del costume e dello stile, quando anche la frivolità sapeva sottostare ai canoni.   Mai su una mano inguantata, mai sulla mano di una donna non sposata, mai all'aperto, anche se la mano non è inguantata, a meno che la signora "non sieda nella sua carrozza scoperta, ferma al bois nell'ora della passeggiata; chinarsi per raggiungere la mano e non portarla alle proprie labbra comme un verre de porto, perché il baciamano conservi il suo carattere più di omaggio che di galanteria.   A questo proposito si dice  che Boni de Castellane si esercitasse con il goniometro a graduare il proprio inchino secondo che dovesse baciare la mano di una douairiére del Faubourg Saint-Germain, della giovane nuora o di un'attrice, risalendo da un angolo di novanta gradi a uno di sessanta, poi di cinquanta: mai però meno di quaranta, perché allora il gesto sarebbe diventato scorretto.
[...] il baciamano deve essere silenzioso. [...] E deve essere breve, una frazione di secondo, più accennato che consumato; [...]
Oggi il baciamano decade: come decadono tante forme e formalità nelle quali si inamidarono le generazioni passate.   [...] Io sarei del parere di non continuarlo: una società come la nostra, che ha i suoi splendori più nella café-society che nella "buona società"; che ha le sue principesse più fra i bei corpi che fra i bei nomi e i cui grandi casati risalgono piuttosto al festival di Venezia che alle crociate; dove ci si saluta tenendo la mano in tasca, si gira in sandali, si aboliscono le giacche e le cravatte, si adoprano correttamente parole da trivio: in una società come questa, che vuoi baciare mani!   Ieri, il baciamano era segno semplicemente di educazione, e la raffinatezza poteva riconoscersi nella maniera di compierlo; oggi rischia di diventare solamente segno di affettazione. [...]
 
Manlio Lupinacci

rubrica - ITALIA DOMANDA (Qualcosa Minaccia il Matrimonio?)

(EPOCA - 1 aprile)



Un mio amico, molto intelligente e colto, sostiene che in Italia, in questi ultimi anni, l'istituzione del matrimonio è entrata in crisi per l'evolversi dei costumi.   Ma io penso che si tratti di un fenomeno più apparente che reale.   Si potrebbe conoscere l'opinione di qualche giurista e di qualche noto giornalista?
 
U.F. - Livorno
 
 
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[...] Tutto è in crisi, dopo due guerre mondiali, che hanno capovolto tutti gli antichi valori.   In un mondo in cui tutto è diventato "relativo" (la morale, la politica, la stessa fisica), in un mondo in cui il soggettivismo ha finito per distruggere la stessa nozione della "realtà", obiettiva, come potrebbe non essere in crisi l'istituto del matrimonio? [...]   A mio parere, l'origine prima della crisi va ricercata nell'egoismo dei genitori e nell'egoismo dei figli.   È nella volontà di non assolvere ai propri doveri, che si manifesta in modo sempre più preoccupante, che si deve scorgere una delle cause maggiori, anzi probabilmente la maggiore, del disordine contemporaneo.
Nei tempi di una società bene ordinata, i coniugi dimenticavano di essere stati amanti per ricordarsi solo di essere dei genitori, con tutti i doveri e con tutte le responsabilità conseguenti.   Poi sopravvenne la decadenza, quando i genitori pretesero di annullare tale loro qualità in nome dell'amore.   In tale pretesa sta l'origine del divorzio.   La decadenza ultima si è avuta negli anni immediatamente successivi alla prima e alla seconda guerra mondiale, quando anche i genitori pretesero di "vivere la loro vita".   Idealmente, la famiglia, si è dissolta, e a tale dissoluzione ha recato l'ultimo colpo il lavoro delle donne.   Si va verso un tipo di società, in cui i figli saranno un qualcosa di mezzo fra gli orfani e i bastardi.   Tutto ciò porta una profonda, inconsolabile infelicità, specie alle donne, per le quali - non credete a chi dice di pensarla diversamente - l'ideale resta sempre quello della cavalleria e dei poeti d'amore.   Ispirare una poesia, un solo verso di un poeta, ecco l'ideale perenne di una donna.
Sono motivi eterni, come sono eterne le loro negazioni.   Certi valori è forse bene che siano negati, affinché l'umanità ne avverta la necessità e la perennità.   A periodi di incredibile corruzione seguono periodi di ordine severo e di assestamento. [...]
 

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[...] il matrimonio non è istituto rispetto al quale si prospettino innovazioni radicali, e meno che mai istituto che si pensi di abbandonare; nessuno ne ha proposto l'abrogazione, sia come istituto giuridico che come struttura sociale.   Allora si parla di crisi del matrimonio per significare che l'istituto oggi non darebbe la buona prova che avrebbe dato in altri tempi.
[...] Per conto mio non credo ci siano sostanziali modifiche nella vita dell'Istituto matrimoniale da varie generazioni, e penso che in Italia la grande maggioranza delle unioni sia sana, sorretta da reciproco affetto, da una collaborazione costante, con stima e fiducia tra marito r moglie.   Matrimoni che andavano male ce ne sono stati in ogni tempo.   Se oggi se ne parla di più, è perché si vive di più con le finestre aperte, ci sono meno riserbi, su tutte le famiglie con qualche notorietà la cronaca appunta i suoi proiettori.   Naturalmente non tutto resta immutato, e la vitalità dell'istituto si manifesta appunto nel riuscire a soddisfare nuove esigenze.   La donna, per capacità, per cultura, per attitudini alla vita pratica, è sempre più nella realtà l'eguale del marito.   Molto spesso lavora, ciò che importa altri usi, spesso un pasto consumato fuori di casa, meno ore d'incontro tra i due coniugi.
Il costume varia.   Un tempo la donna non dava del tu che al marito e ai più prossimi parenti; oggi si tende a dare del tu a tutti i coetanei, a persone incontrate ieri.   Ciò che un tempo sarebbe apparso avvio all'infedeltà, mancanza di dovere verso un coniuge, oggi non sembra più tale: ma ritengo non si debba dare soverchio peso a queste apparenze.   Il matrimonio resta sempre il vincolo più saldo, i coniugi restano sempre i consorti nella prospera e nell'avversa sorte, il marito e la moglie quegli il cui aiuto non mancherà nell'ora più grave, nemmeno allorché il mondo condanni, il solo su cui si potrà fare affidamento, quando pure i figli si saranno allontanati.
In nove copie su dieci, mi sembra sia questa la realtà.
 
 



domenica 30 giugno 2013

Il ponte sul fiume di Messina

 
Quasi certamente scartati i progetti di tunnel e di istmi artificiali, l'unione della Sicilia al continente verrà probabilmente realizzata con un ponte sospeso che sarà il più lungo e ardito del mondo
 



Una commissione del ministero dei Lavori Pubblici ha definito il collegamento tra Sicilia e continente "utile e possibile".   È un passo avanti decisivo.   [...] Le sue caratteristiche, secondo uno dei progetti che hanno maggiori possibilità  di essere approvati [...] dovrebbero essere le seguenti:  il ponte sarà costituito da due carreggiate separate e distanziate di circa 15 metri, comprendenti ciascuna una via stradale e una ferroviaria a senso unico; le arcate, di mille metri l'una, saranno due, o tre, o più, a seconda della lunghezza del tracciato che verrà scelto (Punta Pezzo-Ganzirri, di oltre tre chilometri, oppure Villa S. Giovanni-Ganzirri, di sei).   L'altezza delle travate dal pelo dell'acqua dovrebbe essere di 70 metri, in modo da consentire il traffico a ogni tipo di navi, i piloni, in cemento armato, avranno un'altezza approssimativa, dal fondo marino alle torri di sospensione dei cavi, di 250 metri, la velocità dei veicoli sul ponte sarà di limitata a 40-50 chilometri orari e il pedaggio dovrebbe costare 150 lire a persona o al quintale.   Al ponte verrebbero poi agganciati un oleodotto, cavi elettrici e tubazioni del gas.   Il progetto prevede una spesa di 120 miliardi di lire.
 
("EPOCA" - 24 giugno 1962)

Il Governo esclude il divorzio in Italia ("EPOCA" - 24 giugno 1962)


giovedì 20 giugno 2013

Vi racconto che cos'è la Mafia

Uccide, ricatta, rapina, sfida le leggi dello Stato
Nessuno può sfuggire al suo potere: nemmeno i frati



Che cos'è questa misteriosa "associazione" che arriva con le sue maglie in tutte le grandi città d'Italia, che ha agenti in tutto il mondo (prima della rivoluzione cubana, tutte le case da gioco dell'Avana erano controllate o pagavano un tributo a un siciliano, riconosciuto membro della Mafia) e, si dice, spadroneggia anche negli Stati Uniti? Che cos'è questa "organizzazione" che talvolta (molto di rado, a dire il vero) protegge i deboli e gli inermi contro le prepotenze e più spesso li ricatta, li rapina, li costringe alla complicità e al silenzio, e li uccide quando si ribellano? [...]
In Sicilia, la potenza personale (non la legge) è considerata la sola difesa valida, la sola garanzia della sicurezza dell'individuo. La potenza personale si conquista in vari modi, con le amicizie, le parentele, i favori fatti, le prepotenze, le violenze. Potente è colui che è legato a un potente da vincoli di gratitudine. Potente è colui che può fare paura a un altro potente ma meno potente di lui. Si "fa paura" in molti modi, minacciando la rovina, la fame, la perdita del posto, il disonore. In ultima analisi si fa paura minacciando il proprio avversario di morte, quando si hanno notoriamente i mezzi e i complici fidati a propria disposizione per mettere in atto la minaccia.[...]
"Nella società siciliana, tutte le relazioni si fondano sul concetto degli interessi individuali e dei doveri tra individuo e individuo. Da un lato (si riscontrano) una fedeltà, una energia nelle amicizie fra uguali e nella devozione da inferiore a superiore, che non conosce limiti, scrupoli, o rimorsi. I singoli individui si raggruppano gradatamente intorno a uno o più potenti, qualunque sia la ragione di questa potenza: la maggiore ricchezza ed energia di carattere o l'astuzia o altro. Gli interessi loro vanno gradatamente accomunandosi. I più potenti adoperano a vantaggio degli altri la loro forza e la loro influenza, gli altri mettono al servizio di quelli i mezzi di azione meno poderosi di cui dispongono.
"Ogni persona che abbia bisogno di aiuto per qualunque oggetto, per far rispettare un suo diritto come per commettere una prepotenza, è un nuovo cliente. I capi di ogni clientela cercano di arruolare, a vantaggio loro, tutte le forze che trovano esistenti. Cercano così l'alleanza dei malfattori come quella dei rappresentanti del potere giudiziario e politico. E per acquistare ciascuna di queste alleanze impiegano i mezzi più adatti.
"Aiutano il malfattore a sfuggire alle ricerche della polizia, ne procurano l'evasione se è in carcere, l'assoluzione (e ognuno immagini con quali mezzi) se è sotto processo e non può evadere... Per procurarsi l'alleanza delle autorità giudiziarie e politiche impiegano l'inganno o la corruzione”. Oppure impiegano i favori, l'apporto di voti per i deputati, le raccomandazioni ai loro capi per i funzionari, e via discorrendo. 
I legami tra il cittadino privato e la Mafia, nella Sicilia occidentale, sono costanti e inevitabili. Affittate una villetta al mare vicino a Palermo? Vi mancheranno, durante la notte, le sedie a sdraio, la canna di gomma del giardino, una bicicletta.... Dovete rivolgervi al mafioso locale, badando che sia quello vero e non uno che si spaccia per tale. La parola “mafioso” non si pronuncia mai.
[…] si dice, molto più modernamente, “un elemento qualificato”. Il mafioso vi consiglia di pagare un piccolo stipendio a un guardiano notturno di sua fiducia, probabilmente lo stesso che ha commesso i furti. Da quel giorno non vi mancherà più nulla.
[...]La Mafia è dunque una federazione sciolta e libera di gruppi di prepotenti. […] Nelle città ce ne sono diversi, uno per quartiere. A Palermo ce ne sono decine: la Mafia dei giardini (agrumeti), la Mafia dell'acqua per l'irrigazione, la Mafia dei mercati generali, Mafie dedicate a estrarre tributi da attività commerciale o industriale, Mafie politiche e via discorrendo. Tutta questa gente, nelle campagne e nelle città, serve fedelmente il proprio capo che dà a ognuno la sua protezione, e combatte per lui, talvolta senza sapere il perché delle proprie azioni. […]
Scopo della Mafia antica era il potere e, secondariamente, solo incidentalmente il denaro. Scopo della Mafia d'oggi è quel tanto potere necessario per ottenere denaro, denaro, denaro, in tutti i modi, con tutti i mezzi, senza badare per il sottile. I giovani più audaci hanno capito che le grosse somme si fanno col traffico di cocaina, eroina, morfina, marijuana. Un piccolo carico di stupefacenti sbarcato a New York produce quanto una vita intera dedicata al furto delle pecore e al ricatto dei proprietari agricoli. Le droghe viaggiano, nel bagaglio di qualche povero emigrato, tornato al paese per rivedere i parenti. Vengono nascoste nel ventre della bambola della bambina, nel sottofondo della valigia, nella culla del neonato, o in cento altri posti. […]


Voi vi divertite (lettere al direttore)



Questa è una lettera spiacevole per un giornale pubblicato a Milano, e per tutti i lettori settentrionali.   È una lettera che dice un'amara verità: alcune province della Sicilia sono infestate dalla mafia, come alcuni anni fa la Sardegna era vittima della malaria.   Io non definirò questo fenomeno, sul quale sono stati scritti libri, sono stati fatti dei film e delle inchieste.   Ma l'amara verità è che l'Italia, il "Continente", lo Stato, l'opinione pubblica, alla mafia hanno soltanto dedicato tanta curiosità e scarse opere.   Io sono un siciliano, funzionario in un ente pubblico, vedo molte cose e molte ne vorrei fare per aiutare la mia isola a liberarsi dal flagello.   Ma sono impotente, migliaia di siciliani sono impotenti e lo Stato non ci aiuta.   Ah, si fa presto a deridere certo nostro costume antico (e non dico che sia sempre "buon" costume), si fa presto a dare l'accento siciliano al personaggio del "geloso" in un film, ad ambientare in Sicilia i delitti passionali e tante altre cose, per far dire ai "nordici": per fortuna noi non siamo come loro!   Ma perché gli esposti, i rapporti, le proteste che partono dalla Sicilia si arenano sempre a Roma?   Perché non si concentrano nelle province siciliane i "mezzi" per la lotta anti-mafia, come si vede in Sardegna con gli strumenti per la battaglia anti-malarica?   Lei mi chiederà quali sono questi mezzi.   Eccoli: medici, insegnanti, assistenti sociali da una parte, procedure più svelte per la giustizia dall'altra, e soprattutto pronte risposte da Roma ad ogni segnalazione, pronti arrivi di ispettori e commissioni, prontissimi allontanamenti di persone troppo "deboli".
È stato detto mille volte ma bisogna ripeterlo: la mafia diventa una necessità quando lo Stato non c'è, quando è solo "di passaggio", quando l'autorità legale non offre uno scudo sufficiente.... Lo Stato italiano si diverte con la mafia, tutti vi divertite alle nostre spalle...

lettera firmata
("EPOCA"- 1 aprile 1962)





venerdì 3 maggio 2013

Questa è la favolosa MILANO



[...] all'epoca dell'ultimo censimento di cui si conoscono i dati, quello del 1951, il lavoratori dell'industria lombarda erano oltre un terzo del totale nazionale e le 112.369 imprese della regione costituivano il 17 per cento di quelle dell'intero Paese: nella sola Milano, lavoravano per l'industria 365.814 persone.   Oggi queste cifre sono ampiamente superate.   Nella favolosa Milano degli "anni 60" ci sono 75.197 imprese e 789.966 lavoratori dell'industria e del commercio [...].   Le società per azioni sono 11.203 con un capitale complessivo di quasi duemila miliardi di lire.   Una ventina di esse rappresentano i colossi dell'economia italiana: tutte le altre contribuiscono a uno slancio produttivo, a una corsa verso il benessere che è senza precedenti nel Paese.
[...] La Milano d'oggi è questa: quasi un milione e seicentomila abitanti, grattacieli sempre più numerosi, settecentomila telefoni, mezzo milione di radio, duecentomila televisori, oltre duecentocinquantamila automobili, centosessantamila nuovi vani di abitazione costruiti ogni anno [...]   La Fiera, vetrina  del miracolo milanese e immagine della produttività cittadina, è visitata ogni anno da quattro milioni e mezzo di persone. [...] In una provincia la cui popolazione è il 6 per cento di quella nazionale è concentrato un quarto del capitale italiano e si pagano il 26 per cento delle tasse di tutto il Paese.   [...] Il Natale dei milanesi è fra i più ricchi del mondo: vi contribuiscono 27 miliardi di "tredicesima".   I milanesi sono anche fortunati: vincono un paio di miliardi all'anno al Totocalcio.   E hanno saputo convincere il mondo che la loro città merita di essere visitata: nel '61 hanno accolto quattro milioni di turisti, che hanno speso 67 miliardi.
Ormai Milano è una città presa d'assalto. [...]   A Milano arrivano ogni giorno, da tutte le parti d'Italia, 150 aspiranti milanesi: la città del miracolo cresce di cinquantacinquemila persone all'anno.   Tra poco i milanesi autentici, i meneghini puro sangue, dovranno riunirsi in associazione: sono rimasti - incredibile a dirsi -  solo 67.500.    E alle porte della città premono 200 mila immigrati che vogliono la loro fetta di benessere.   "La California, per l'italiano", ha scritto Time, "comincia in piazza del Duomo".
[...]
Guido Gerosa
("EPOCA" - 29 aprile 1962)
  • 620 mila lire annue a testa: è il reddito più elevato di tutta italia
  • 285 mila autoveicoli circolanti: le immatricolazioni sono superiori alle nascite
  • Un telefono ogni tre persone
  • Dal 1958 al 1962 sestuplicati i voli
  • Nei recinti della Borsa i cinque ottavi delle azioni del Paese
  • Nelle banche milanesi: 1774 miliardi di depositi in un anno
  • Non c'è più un disoccupato nella città che dà lavoro a tutti
  • Un esercito arriva ogni mattina: sono i 250 mila milanesi "a ore"
  • Un record sociale senza confronti: una stanza per abitante
  • Attorno al campanile di S. Ambrogio una foresta di torri in cemento armato







  • Montecatini: 194 miliardi di fatturato
  • Pirelli: tutto cominciò con 40 operai
  • Alla periferia nascono ogni giorno migliaia di auto e scooter
  • Il Gruppo Edison ha prodotto nel '61 dodici miliardi di chilowatt-ore
  • A Natale Milano manda nel mondo centotrentamila quintali di panettone
  • Tre precursori hanno dato il nome ai giganti di Sesto S. Giovanni
  • Carlo Erba: "Finalmente vidi la potenza del vapore"
  • la Snia: il più bel quadro di Francesco Torri
  • Nella capitale dell'editoria si lanciano i "best-sellers" degli "anni 60"
  • D'Annunzio battezzò la Rinascente




Ecco i mestieri e le professioni per i quali, a Milano, l'offerta è in questo momento superiore alla domanda.  
Mancano: