domenica 15 dicembre 2013

NUOVI CANTI E ANTICHE LEGGENDE PER AUGURARE UN GIORNO FELICE

KARIM - KS 7001
 




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  1. Le campane di Strasburgo
    voci di: Luciana Alagna, Corrado Aprile, Mario Miccoli, M. Novella Galantini
 

 

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La pompa del Natale italiano (L'ESPRESSO, 30 dicembre 1962)




Abbiamo l'impressione che il Natale sia diventato una fatica per tutti.   Le Christmas-cards sono ormai un'ossessione.   Molti italiani pensano con nostalgia alle cartoline di pochi soldi col Bambin Gesù e la stella di Betlemme.   Per l'italiano medio, esaltato dal benessere, è diventato impossibile godersi in pace il denaro della tredicesima.   D'anno in anno si ricevono più regali, d'anno in anno se ne fanno di più.   I prezzi aumentano, i commercianti rischiano di trasformarsi in pirati di fine d'anno.
Eppure, non è questo l'aspetto più sconcertante del Natale italiano.   Abbiamo l'impressione anzi che il buonsenso dei nostri concittadini stia per prevalere e che per i Natali degli anni venturi avremo meno doni, ne restituiremo di meno e la smetteremo coi cartoncini colorati che ormai finiscono direttamente nella spazzatura.   C'è qualcosa però che continuerà a gonfiarsi di fine d'anno in fine d'anno; qualcosa di mostruoso e per capire di che si tratta basta seguire la televisione ed i giornali cinematografici: bum! arrivano le autorità.
La classe dirigente italiana, per Natale si rivela cerimoniosa, bizantina.   Tutti i presidenti si fanno gli auguri.   Giusto; ma ormai avviene senza discrezione.   Un "Buon Natale" diventa un affare di stato.   Si spostano da un palazzo all'altro, da palazzo Chigi al Quirinale, dal Quirinale a Montecitorio, a palazzo Madama, alla Consulta.   Le radio e gli audio rimbombano di notizie sugli spostamenti delle alte cariche dello Stato.   I bambini immaginano uomini giganteschi e potenti come i re delle novelle che incedono per le vie della città accompagnati da paggi che gli tengono lo strascico.   Quando sullo schermo le alte cariche appaiono come sono in realtà, la delusione è sconcertante, giacché la classe dirigente italiana, per fortuna, non è atletica.   [...] La Democrazia cristiana deve abituarsi non soltanto a non considerare lo Stato come una cosa sua; ha l'obbligo di castigare la propria ingordigia e nello stesso tempo di castigare i propri costumi. [...] nel momento in cui la Chiesa rivela una sincera aspirazione alla semplicità, la pompa cacciata dal Vaticano si rifugi nei palazzi dove a Roma s'esercita il potere.   Quando il Papa rinuncerà alla sedia gestatoria e ai flabelli e ad altri ornamenti ormai privi di senso che ricordano la cerimoniosità orientale, questi residui di un'antichità, che servono ormai soltanto per fare dei goffi film di cassetta, saranno ereditati dalla nostra classe dirigente?   Abbiamo paura di si.
Eppure gli italiani sono gente semplice, casalinga.   È solo quando s'avvicinano al potere che queste loro qualità si corrompono.   La storia del fascismo, in fondo, è la storia di un gruppo di parvenus che dalla semplicità arrivano ai pennacchi, alle doppie greche sul berretto, alla sconfitta.
È tenendo conto di questo che noi ci auguriamo un ritorno ad una semplicità che troviamo giusto definire repubblicana.   Il Quirinale non dovrebbe dare il buon esempio?   Non c'è niente di irrispettoso in questo augurio.   La dignità dello Stato non c'entra.   Ed essa comunque non si difende con le alte cariche che si spostano da un salone all'altro per ripetere sempre le stesse cose: buon Natale, buon anno.   Altrimenti tutto diventa spettacolo ed una festa che dentro le mura della propria casa gli italiani continuano a celebrare con una semplicità all'antica, ormai nauseati dalle Christmas-cards e dai doni che indebitano, finisce col perdere il carattere che la rende cara ai credenti e agli agnostici: l'intimità.

RAY CHARLES - YOU ARE MY SUNSHINE/YOUR CHEATING HEART

LA VOCE DEL PADRONE - 7 MQ 1764
 



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1963
 

1981
 

1983

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