sabato 24 febbraio 2018

from the Columbia picture "DON'T KNOCK THE TWIST"

 
 
 
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    dal film mai distribuito in Italia

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

     
     

    DI TWIST SI MUORE (Quasi)

     
     
    Sul piano della morale e del costume, il “twist” non presenta caratteristiche molto diverse dal “rock and roll”, dalla “raspa”, dal “cha-cha-cha” e dalle altre diaboliche danze che esplodono sulla scena del mondo, dai ruggenti anni trenta ai giorni nostri.   Personalmente posso non essere d’accordo su tutto un cerimoniale che ricorda gli antichi riti tribali.   Ci sono però degli psicologi, i quali sostengono che i giovani, con queste danze sfrenate, liberano quella aggressività che altrimenti li spingerebbe a compiere azioni antisociali.   Non sono d’accordo neppure su questo punto.   Credo, invece, sia necessario e utile affrontare il problema da un punto di vista eminentemente medico.   Gli incontrollati, frenetici movimenti del “twist” rappresentano un serio pericolo per la salute.   In Inghilterra, il dottor Cyriex, docente di fisioterapia all’Università di Londra, ha dichiarato che il “twist” è responsabile dei numerosissimi casi di ernia al disco diagnosticati in questi ultimi tempi.   Ed ecco le precise parole del dotto Cyriex: «il “twist” interessa le ossa e le giunture del bacino e della colonna vertebrale.   Nelle frenetiche rotazioni le giunture vengono spinte avanti e indietro.   E questo può provocare danni molto seri».   Il “twist” è perciò assolutamente sconsigliabile, soprattutto ai giovanissimi la cui struttura ossea non è ancora perfettamente formata.
    Dottor Pietro Manzini, “Le Ore” (18 gennaio 1962)

    ETTA JAMES - MY DEAREST DARLING/AT LAST

     
    In America Etta James viene ora acclamata a 23 anni una delle più grandi cantanti dei nostri giorni.
    Per molto tempo era rimasta confusa nella numerosa schiera dei cantanti di rock and roll, il genere di musica che l'aveva accompagnata fin dalle sue prime esibizioni, ma che non era quello adatto al suo carattere, al suo spirito.
    Etta aveva sempre avuto paura di cambiare genere e solo nel 1960 lasciò il rock and roll per incidere « All I could do was cry », che in America ebbe un enorme successo, grazie ad una interpretazione perfetta, a quella voce soave e allo stesso tempo aggressiva, alla personalità, al sentimento con cui Etta interpreta ogni sua canzone.
    Con lo stesso stile e con lo stesso talento Etta ha poi inciso « At Last » e « My Dearest Darling ».
     
    (dal retro copertina)
     
     
     
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     1993
     
     
     

    La vacanza romana di Jacqueline

     
    […] Alcune settimane fa Jacqueline è stata giudicata una delle donne più eleganti del mondo e il titolo le è rimasto, anche se un’altra donna famosa in America, Clara Boothe Luce, l’ha accusata di vestirsi come una diva del cinema e di preferire i sarti francesi a quelli americani. […] Jacqueline è una donna che incanta. Sullo sfondo del cielo grigio dell’aeroporto, è apparsa come una macchia di luce.   Indossava una pelliccia di leopardo, aveva il capo scoperto e il vento le scarruffava i capelli.   La sua figura slanciata e svelta dava a tutti la sensazione di trovarsi dinanzi ad una creatura giovane e sana, che ha piacere di muoversi in mezzo alla gente. […] Per poche ore del suo soggiorno romano Jacqueline aveva una agenda carica di impegni, quasi tutti ufficiali.   Un’ora dopo il suo arrivo a Fiumicino, era al Quirinale.   Aveva lasciato la pelliccia ed indossava un abito molto semplice, senza quasi un gioiello.   Era un abito in finissimo shetland grigio scuro, scollatura rotonda, breve abbottonatura, cintura assai alta in pelle grigia. […] Un paragone diveniva quasi ovvio, quello con un altro personaggio femminile di rilievo del nostro tempo, Elisabetta d’Inghilterra.  

     

    Anche Elisabetta era stata tempo fa al Quirinale e si era incontrata con le stesse persone.   Di lei avevano colpito i modi freddi, misurati, distaccati; di lei aveva colpito soprattutto la sua regalità che, in un certo senso, creava un’atmosfera di distacco con coloro che le erano attorno.   Jacqueline non è certo una persona regale.   E tutt’altra cosa, anche se la sua personalità colpisce.   Quello che in Jacqueline piace è la sua spigliatezza, la semplicità dei suoi modi, la sua carica vitale.   Il suo modo di porsi e di parlare non ha nulla di convenzionale.   Nemmeno le rigide norme del mondo di cui ora fa parte sono riuscite a condizionarla […] Il giorno successivo […].  Jacqueline aveva chiesto di essere ricevuta in Vaticano dal Pontefice. […] Era vestita di un severo abito nero che giungeva fino a terra, ornato solo da una collana bianca che le scendeva dal collo in triplice giro di perle. […] Era la prima volta che una cattolica, moglie di un Presidente degli Stati Uniti, veniva ricevuta in Vaticano.   Il colloquio si svolse in francese, fu cordiale e amabile. […] Giovanni XXIII […] l’accompagnò fino alla porta del suo studio.   Jacqueline si accomiatò da lui con triplice inchino, come vuole la regola. […]



    venerdì 23 febbraio 2018

    QUARTETTO HIGH SOCIETY - GOODBYE LAIGUEGLIA/OLTRE LA VITA

     
     
     
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    GEORGES JOUVIN - LE MADISON/HEY BABY

     
     
     
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    EMY DORE' - L'AMICO ASDRUBALE/TUBI, TUBA


     
     
     
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    Nino Besozzi

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    JOHNNY BURNETTE - GOD, COUNTRY AND MY BABY/(I go) DOWN TO THE RIVER

     
     
     
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    pubblicità - Rivista "LA DONNA"

    GASTONE PARIGI - MARIA DE RIO/NAPOLEON/BAMBINA BAMBINA/ESTRELLITA

     
     
     
     
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    Io sono ANNA MOFFO

     
    "HO TROVATO L'AMERICA IN ITALIA"
     
    […] Sono nata a Filadelfia […]. I miei genitori sono di discendenza italiana ma, come del resto io, hanno la cittadinanza americana.   Di me insomma si potrebbe dire che sono un’americana che ha trovato l’America in Italia.   Infatti, quando ero già molto apprezzata in Italia, ho dovuto lottare, e come, per farmi conoscere ed apprezzare anche in America.
    […] I miei genitori erano molto religiosi e l’educazione che mi impartivano era diversa da quella delle altre mie compagne. Diversa nel senso che avevo molto meno libertà.   E così non saprei nemmeno io dire come, ad un bel momento, mi sembrò di avere la vocazione religiosa.   […] avevo soltanto quattordici anni: i miei genitori non mi incoraggiarono e non mi approvarono.   Decisero semplicemente di farmi continuare gli studi in un collegio tenuto dalle suore.   L’ambiente e il tempo avrebbero saputo dimostrare se io avevo o no una vera vocazione. […] Furono quelle brave suore a consigliarmi di seguire un’altra strada. […] con la voce che avevo sarebbe stato un peccato non studiare canto.   Seguii il loro consiglio.   Nel frattempo mi ero anche iscritta ai corsi universitari della “Curtis Institute”, dove mi laureai regolarmente. […]  Le mie attitudini e qualità di cantante superarono la cerchia degli amici e dei fedeli che  mi  udivano cantare durante le funzioni.   E così un bel momento mi accorsi che anche il canto può essere fonte di guadagno.   Nella vita il denaro è molto importante.   Ci sono molte cose più belle e importanti del denaro, d’accordo, ma per averle a volte bisogna essere ricchi.
    Accettai dunque di cantare dietro compenso.   Non fui però scritturata da un teatro o da un impresario, ma da una società di telecomunicazioni.   La cosa, che può destare una certa meraviglia, in America è abbastanza frequente.   […] Qualcuno manda un telegramma di auguri ad una persona.   Pagando un sopraprezzo ottiene che il telegramma, invece che consegnato da un anonimo fattorino, venga cantato da un bel giovanotto o da una bella ragazza.   E così molte volte mi capitò di suonare ad un campanello, di vedermi aprire una porta, di chiedere di una determinata persona e, una volta arrivata alla sua presenza, di cominciare a cantare «Tanti auguri a te, tanti auguri a te….» e cose del genere.   Feci anche la solista per matrimoni e funerali, cantando musiche gradite alla sposa, o le canzoni preferite dal defunto. […]
     
     
     

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    ARMANDO ROMEO - UN FILO/POLVERE DI NIENTE

     
     
     
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    locandina - LA VOGLIA MATTA (italia)

     
     
    con: Ugo Tognazzi, Catherine Spaak, Fabrizio Capucci, Gianni Garko, Franco Giacobini, Diletta D'Andrea, Beatrice Altariba, Oliviero Prunas, Jimmy Fontana
    Regia: Luciano Salce
    genere: commedia umoristica
    soggetto: dalla novella «Una ragazza di nome Francesca» di Enrico La Stella
    sceneggiatura:  (Franco) Castellano e Pipolo (Giuseppe Moccia)
    fotografia: Erico Menczer
    musiche: Ennio Morricone
    montaggio: Roberto Cinquini e Gisa Radicchi Levi
    produzione: Isidoro Broggi e Renato Libassi
    distribuzione: D.D.L., Lux Film
    valutazione del CCC: Escluso (gravemente immorale e nocivo per ogni pubblico)
     
    Antonio, quarantenne benestante milanese, mentre sta viaggiando per raggiungere il figlio, s’imbatte in una comitiva di giovani che vanno a trascorrere una giornata al mare.   Finisce per accodarsi alla compagnia e. fatalmente, invaghirsi di Francesca, una ragazzina che gioca con lui una crudele partita sentimentale.   Giunta la sera i ragazzi se ne vanno, Francesca compresa, e Antonio si rende amaramente conto che quella parentesi gli è servita soltanto per capire l’abisso che lo separa da una generazione completamente diversa dalla sua.
    Roberto Pioppi e Mario Pecorari, “Dizionario del Cinema Italiano” (Gremese Editore, 2007)
     


    «[…] L’interesse del film nasce […] dall’opposizione di due generazioni […].   Anche se espressi in modi comici, quest’opposizione e quest’abisso sono reali e costituiscono il vero argomento del film. […] Sotto la sua apparenza svagata, il film è complesso e, a modo suo, nonostante squilibri, contraddizioni e cadute, inquietante.   La sua stessa modernità di struttura narrativa non si sottrae alle riserve perché, giunto a metà, il film ha già chiarito la situazione senza riuscire poi a svilupparla. […]»

    Morando Morandini, “Stasera” (16 marzo 1962)
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    La Recensione di degoffro

    DALIDA - CHE MAI FARO'/NON LO SAI

     
     
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    pubblicità - PIAGGIO

    CHI ARRIVERA' PRIMO SULLA LUNA ?

     
    […] Sono stati autorizzati contratti per oltre 200 milioni di dollari – in anticipo sulla spesa complessiva calcolata in venti miliardi di dollari – per i razzi Saturno e per la capsula Apollo.
    E’ stato stabilito il 1968 come possibile data dell’impresa. […] Cresce la convinzione che gli Stati Uniti […] vi riusciranno prima dell’Unione Sovietica. […] Perché? […]
    In un’economia che ha molti settori deficitari, i dirigenti sovietici sembrano costretti a una scelta tra “razzi o trattori”. […] Un’occhiata all’accelerato programma lunare degli Stati Uniti mostra quanto siano elevati gli stanziamenti disposti, e spiega forse perché i Sovietici non vogliono o non possono disporre degli uomini e dei mezzi necessari a conquistare la vittoria. […] Circa 435.000 persone fra uomini e donne – ingegneri e tecnici, operai e impiegati – saranno mobilitati nell’ambito della NASA e dell’industria privata.   Alla fine la miriade d’attrezzature interesserà almeno 10.000 ditte.
    […] “Anche senza la gara fra Est e Ovest” dice Holmes (capo del programma lunare della NASA) “ credo che l’America vorrebbe arrivare ugualmente sulla Luna.   Il periodo che viviamo è simile all’inizio della rivoluzione industriale”. […] i benefizi tecnologici accessori che sorgono dal programma spaziale attraverso la creazione di nuove industrie e di nuovi servizi [….] sono tanto evidenti che alcuni commentatori sono arrivati a dire che se non ci fossero i Russi, come rivali, bisognerebbe inventarli.
    Naturalmente, se le due parti in gara si mettessero insieme e dividessero tra loro l’immane costo, ci sarebbero benefizi e gloria per tutti.   Ma due nazioni che non sono d’accordo in merito a tante questioni fondamentali sulla Terra potrebbero far causa comune per la Luna?   Come minimo, è un’idea che richiederà molto tempo per abituarsi a considerarla.

    GIORGIO CONSOLINI - ENAMORADA/CHE SUCCEDE ALLA LUNA ?

     
     
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    Pronto... Parlo con la Luna ?

    il TRAVASO (ottobre 1962)

    CARLO JONDA - CANTAVA/LUNA

     
     
     
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