venerdì 23 febbraio 2018

Io sono ANNA MOFFO

 
"HO TROVATO L'AMERICA IN ITALIA"
 
[…] Sono nata a Filadelfia […]. I miei genitori sono di discendenza italiana ma, come del resto io, hanno la cittadinanza americana.   Di me insomma si potrebbe dire che sono un’americana che ha trovato l’America in Italia.   Infatti, quando ero già molto apprezzata in Italia, ho dovuto lottare, e come, per farmi conoscere ed apprezzare anche in America.
[…] I miei genitori erano molto religiosi e l’educazione che mi impartivano era diversa da quella delle altre mie compagne. Diversa nel senso che avevo molto meno libertà.   E così non saprei nemmeno io dire come, ad un bel momento, mi sembrò di avere la vocazione religiosa.   […] avevo soltanto quattordici anni: i miei genitori non mi incoraggiarono e non mi approvarono.   Decisero semplicemente di farmi continuare gli studi in un collegio tenuto dalle suore.   L’ambiente e il tempo avrebbero saputo dimostrare se io avevo o no una vera vocazione. […] Furono quelle brave suore a consigliarmi di seguire un’altra strada. […] con la voce che avevo sarebbe stato un peccato non studiare canto.   Seguii il loro consiglio.   Nel frattempo mi ero anche iscritta ai corsi universitari della “Curtis Institute”, dove mi laureai regolarmente. […]  Le mie attitudini e qualità di cantante superarono la cerchia degli amici e dei fedeli che  mi  udivano cantare durante le funzioni.   E così un bel momento mi accorsi che anche il canto può essere fonte di guadagno.   Nella vita il denaro è molto importante.   Ci sono molte cose più belle e importanti del denaro, d’accordo, ma per averle a volte bisogna essere ricchi.
Accettai dunque di cantare dietro compenso.   Non fui però scritturata da un teatro o da un impresario, ma da una società di telecomunicazioni.   La cosa, che può destare una certa meraviglia, in America è abbastanza frequente.   […] Qualcuno manda un telegramma di auguri ad una persona.   Pagando un sopraprezzo ottiene che il telegramma, invece che consegnato da un anonimo fattorino, venga cantato da un bel giovanotto o da una bella ragazza.   E così molte volte mi capitò di suonare ad un campanello, di vedermi aprire una porta, di chiedere di una determinata persona e, una volta arrivata alla sua presenza, di cominciare a cantare «Tanti auguri a te, tanti auguri a te….» e cose del genere.   Feci anche la solista per matrimoni e funerali, cantando musiche gradite alla sposa, o le canzoni preferite dal defunto. […]
 
 
 

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