"HO TROVATO L'AMERICA IN ITALIA"
[…] Sono nata a Filadelfia […]. I miei genitori sono di
discendenza italiana ma, come del resto io, hanno la cittadinanza
americana. Di me insomma si potrebbe
dire che sono un’americana che ha trovato l’America in Italia. Infatti, quando ero già molto apprezzata in
Italia, ho dovuto lottare, e come, per farmi conoscere ed apprezzare anche in
America.
[…] I miei genitori erano molto religiosi e l’educazione che
mi impartivano era diversa da quella delle altre mie compagne. Diversa nel
senso che avevo molto meno libertà. E
così non saprei nemmeno io dire come, ad un bel momento, mi sembrò di avere la
vocazione religiosa. […] avevo soltanto
quattordici anni: i miei genitori non mi incoraggiarono e non mi approvarono. Decisero semplicemente di farmi continuare
gli studi in un collegio tenuto dalle suore.
L’ambiente e il tempo avrebbero saputo dimostrare se io avevo o no una
vera vocazione. […] Furono quelle brave suore a consigliarmi di seguire
un’altra strada. […] con la voce che avevo sarebbe stato un peccato non
studiare canto. Seguii il loro
consiglio. Nel frattempo mi ero anche
iscritta ai corsi universitari della “Curtis Institute”, dove mi laureai
regolarmente. […] Le mie attitudini e
qualità di cantante superarono la cerchia degli amici e dei fedeli che mi
udivano cantare durante le funzioni.
E così un bel momento mi accorsi che anche il canto può essere fonte di
guadagno. Nella vita il denaro è molto
importante. Ci sono molte cose più
belle e importanti del denaro, d’accordo, ma per averle a volte bisogna essere
ricchi.
Accettai dunque di cantare dietro compenso. Non fui però scritturata da un teatro o da
un impresario, ma da una società di telecomunicazioni. La cosa, che può destare una certa
meraviglia, in America è abbastanza frequente.
[…] Qualcuno manda un telegramma di auguri ad una persona. Pagando un sopraprezzo ottiene che il
telegramma, invece che consegnato da un anonimo fattorino, venga cantato da un
bel giovanotto o da una bella ragazza.
E così molte volte mi capitò di suonare ad un campanello, di vedermi
aprire una porta, di chiedere di una determinata persona e, una volta arrivata
alla sua presenza, di cominciare a cantare «Tanti auguri a te, tanti auguri a
te….» e cose del genere. Feci anche la
solista per matrimoni e funerali, cantando musiche gradite alla sposa, o le
canzoni preferite dal defunto. […]