[…]
Alcune settimane fa Jacqueline è stata giudicata una delle donne più eleganti
del mondo e il titolo le è rimasto, anche se un’altra donna famosa in America,
Clara Boothe Luce, l’ha accusata di vestirsi come una diva del cinema e di
preferire i sarti francesi a quelli americani. […] Jacqueline è una donna che
incanta. Sullo sfondo del cielo grigio dell’aeroporto, è apparsa come una
macchia di luce. Indossava una pelliccia
di leopardo, aveva il capo scoperto e il vento le scarruffava i capelli. La sua figura slanciata e svelta dava a
tutti la sensazione di trovarsi dinanzi ad una creatura giovane e sana, che ha
piacere di muoversi in mezzo alla gente. […] Per poche ore del suo soggiorno
romano Jacqueline aveva una agenda carica di impegni, quasi tutti
ufficiali. Un’ora dopo il suo arrivo a
Fiumicino, era al Quirinale. Aveva
lasciato la pelliccia ed indossava un abito molto semplice, senza quasi un
gioiello. Era un abito in finissimo
shetland grigio scuro, scollatura rotonda, breve abbottonatura, cintura assai
alta in pelle grigia. […] Un paragone diveniva quasi ovvio, quello con un altro
personaggio femminile di rilievo del nostro tempo, Elisabetta
d’Inghilterra.
Anche Elisabetta era stata tempo fa al Quirinale e si era
incontrata con le stesse persone. Di
lei avevano colpito i modi freddi, misurati, distaccati; di lei aveva colpito
soprattutto la sua regalità che, in un certo senso, creava un’atmosfera di
distacco con coloro che le erano attorno.
Jacqueline non è certo una persona regale. E tutt’altra cosa, anche se la sua
personalità colpisce. Quello che in
Jacqueline piace è la sua spigliatezza, la semplicità dei suoi modi, la sua
carica vitale. Il suo modo di porsi e
di parlare non ha nulla di convenzionale.
Nemmeno le rigide norme del mondo di cui ora fa parte sono riuscite a
condizionarla […] Il giorno successivo […].
Jacqueline aveva chiesto di essere ricevuta in Vaticano dal Pontefice.
[…] Era vestita di un severo abito nero che giungeva fino a terra, ornato solo
da una collana bianca che le scendeva dal collo in triplice giro di perle. […]
Era la prima volta che una cattolica, moglie di un Presidente degli Stati
Uniti, veniva ricevuta in Vaticano. Il
colloquio si svolse in francese, fu cordiale e amabile. […] Giovanni XXIII […]
l’accompagnò fino alla porta del suo studio.
Jacqueline si accomiatò da lui con triplice inchino, come vuole la
regola. […]
Sandro Valli, “Così” (25 marzo 1962)
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