(EPOCA - 1 aprile)
Mio padre è solito dire, scherzando con me e con i miei amici, che oggi i giovani non sanno più fare un bel complimento ad una donna. Secondo lui, non conosciamo e non apprezziamo le regole di quella delicata e innocente galanteria con cui, un tempo, gli uomini si rivolgevano alle signore e alle signorine. E aggiunge che è un peccato che si vada perdendo l'abitudine del baciamano. Ma esistono veramente regole del genere?
F.T. - Napoli
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Tutti, uomini e donne, amano i complimenti, amano riceverne. I complimenti che fanno più piacere sono quelli che si riferiscono a cose che si vorrebbe avere, e non si hanno, oppure si hanno in quantità insufficiente alla nascita spontanea, non premeditata, di complimenti. Sono i complimenti difficili da fare, quelli per cui si potrà cadere nella pacchianeria.
Fare a una signora i complimenti per quello che lei ha, per esempio per la sua bellezza o naturale eleganza, è molto facile; l'idea che lei si fa della sua bellezza o naturale eleganza è sempre tale, da contenere agevolmente qualunque complimento, per quanto grande esso sia. Se mai, c'è il pericolo di rimanere al disotto dell'aspettativa; si potrà passare per avaro, non per pacchiano. E poi, quando la cosa da complimentare c'è, c'è anche la sincerità nel complimentarla; la sincerità trova da sé la forma adatta, come in tutte le arti. Potrà venir fuori un complimento liscio o un complimento barocco, cioè ornato e gonfio; ma, essendo sincero, è poetico da sé, e la poesia vera non è mai pacchiana.
Per l'altra specie di complimenti, quelli difficili da fare, c'è da tenere conto dell'ipocrisia del modo come essa si inserisce e sistema nel complimento da fare. Se l'ipocrisia è pura, integrale ipocrisia, essa si vede facilmente, salvo che non sia adoperata da esperimentati artisti: Quando l'ipocrisia è visibile, il complimento che lo contiene è senz'altro pacchiano, cioè non fa piacere ma offende. Se l'ipocrisia si trasforma in desiderio di dare una gioia, e così abbellire la vita o la giornata di una donna, allora il complimento deve essere costruito come un'opera d'arte.
Per questo non c'è che una regola buona, quella della giusta misura; anch'essa è comune a tutte le arti, ed è difficilissima da trovare e mettere in pratica. Se uno non è capace di commisurare il complimento all'intelligenza e sensibilità della donna a cui dovrebbe essere rivolto, rinunzi a complimentare; il silenzio è pieno di tutte le cose che si possono dire, e non sono dette; la donna sceglierà da sé quelle che le fanno piacere.
Vittorio G. Rossi
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I testi ponevano per il baciamano regole precise, anzi perentorie, come erano generalmente quelle del costume e dello stile, quando anche la frivolità sapeva sottostare ai canoni. Mai su una mano inguantata, mai sulla mano di una donna non sposata, mai all'aperto, anche se la mano non è inguantata, a meno che la signora "non sieda nella sua carrozza scoperta, ferma al bois nell'ora della passeggiata; chinarsi per raggiungere la mano e non portarla alle proprie labbra comme un verre de porto, perché il baciamano conservi il suo carattere più di omaggio che di galanteria. A questo proposito si dice che Boni de Castellane si esercitasse con il goniometro a graduare il proprio inchino secondo che dovesse baciare la mano di una douairiére del Faubourg Saint-Germain, della giovane nuora o di un'attrice, risalendo da un angolo di novanta gradi a uno di sessanta, poi di cinquanta: mai però meno di quaranta, perché allora il gesto sarebbe diventato scorretto.
[...] il baciamano deve essere silenzioso. [...] E deve essere breve, una frazione di secondo, più accennato che consumato; [...]
Oggi il baciamano decade: come decadono tante forme e formalità nelle quali si inamidarono le generazioni passate. [...] Io sarei del parere di non continuarlo: una società come la nostra, che ha i suoi splendori più nella café-society che nella "buona società"; che ha le sue principesse più fra i bei corpi che fra i bei nomi e i cui grandi casati risalgono piuttosto al festival di Venezia che alle crociate; dove ci si saluta tenendo la mano in tasca, si gira in sandali, si aboliscono le giacche e le cravatte, si adoprano correttamente parole da trivio: in una società come questa, che vuoi baciare mani! Ieri, il baciamano era segno semplicemente di educazione, e la raffinatezza poteva riconoscersi nella maniera di compierlo; oggi rischia di diventare solamente segno di affettazione. [...]
Manlio Lupinacci