sabato 27 luglio 2013

rubrica - ITALIA DOMANDA (Qualcosa Minaccia il Matrimonio?)

(EPOCA - 1 aprile)



Un mio amico, molto intelligente e colto, sostiene che in Italia, in questi ultimi anni, l'istituzione del matrimonio è entrata in crisi per l'evolversi dei costumi.   Ma io penso che si tratti di un fenomeno più apparente che reale.   Si potrebbe conoscere l'opinione di qualche giurista e di qualche noto giornalista?
 
U.F. - Livorno
 
 
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[...] Tutto è in crisi, dopo due guerre mondiali, che hanno capovolto tutti gli antichi valori.   In un mondo in cui tutto è diventato "relativo" (la morale, la politica, la stessa fisica), in un mondo in cui il soggettivismo ha finito per distruggere la stessa nozione della "realtà", obiettiva, come potrebbe non essere in crisi l'istituto del matrimonio? [...]   A mio parere, l'origine prima della crisi va ricercata nell'egoismo dei genitori e nell'egoismo dei figli.   È nella volontà di non assolvere ai propri doveri, che si manifesta in modo sempre più preoccupante, che si deve scorgere una delle cause maggiori, anzi probabilmente la maggiore, del disordine contemporaneo.
Nei tempi di una società bene ordinata, i coniugi dimenticavano di essere stati amanti per ricordarsi solo di essere dei genitori, con tutti i doveri e con tutte le responsabilità conseguenti.   Poi sopravvenne la decadenza, quando i genitori pretesero di annullare tale loro qualità in nome dell'amore.   In tale pretesa sta l'origine del divorzio.   La decadenza ultima si è avuta negli anni immediatamente successivi alla prima e alla seconda guerra mondiale, quando anche i genitori pretesero di "vivere la loro vita".   Idealmente, la famiglia, si è dissolta, e a tale dissoluzione ha recato l'ultimo colpo il lavoro delle donne.   Si va verso un tipo di società, in cui i figli saranno un qualcosa di mezzo fra gli orfani e i bastardi.   Tutto ciò porta una profonda, inconsolabile infelicità, specie alle donne, per le quali - non credete a chi dice di pensarla diversamente - l'ideale resta sempre quello della cavalleria e dei poeti d'amore.   Ispirare una poesia, un solo verso di un poeta, ecco l'ideale perenne di una donna.
Sono motivi eterni, come sono eterne le loro negazioni.   Certi valori è forse bene che siano negati, affinché l'umanità ne avverta la necessità e la perennità.   A periodi di incredibile corruzione seguono periodi di ordine severo e di assestamento. [...]
 

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[...] il matrimonio non è istituto rispetto al quale si prospettino innovazioni radicali, e meno che mai istituto che si pensi di abbandonare; nessuno ne ha proposto l'abrogazione, sia come istituto giuridico che come struttura sociale.   Allora si parla di crisi del matrimonio per significare che l'istituto oggi non darebbe la buona prova che avrebbe dato in altri tempi.
[...] Per conto mio non credo ci siano sostanziali modifiche nella vita dell'Istituto matrimoniale da varie generazioni, e penso che in Italia la grande maggioranza delle unioni sia sana, sorretta da reciproco affetto, da una collaborazione costante, con stima e fiducia tra marito r moglie.   Matrimoni che andavano male ce ne sono stati in ogni tempo.   Se oggi se ne parla di più, è perché si vive di più con le finestre aperte, ci sono meno riserbi, su tutte le famiglie con qualche notorietà la cronaca appunta i suoi proiettori.   Naturalmente non tutto resta immutato, e la vitalità dell'istituto si manifesta appunto nel riuscire a soddisfare nuove esigenze.   La donna, per capacità, per cultura, per attitudini alla vita pratica, è sempre più nella realtà l'eguale del marito.   Molto spesso lavora, ciò che importa altri usi, spesso un pasto consumato fuori di casa, meno ore d'incontro tra i due coniugi.
Il costume varia.   Un tempo la donna non dava del tu che al marito e ai più prossimi parenti; oggi si tende a dare del tu a tutti i coetanei, a persone incontrate ieri.   Ciò che un tempo sarebbe apparso avvio all'infedeltà, mancanza di dovere verso un coniuge, oggi non sembra più tale: ma ritengo non si debba dare soverchio peso a queste apparenze.   Il matrimonio resta sempre il vincolo più saldo, i coniugi restano sempre i consorti nella prospera e nell'avversa sorte, il marito e la moglie quegli il cui aiuto non mancherà nell'ora più grave, nemmeno allorché il mondo condanni, il solo su cui si potrà fare affidamento, quando pure i figli si saranno allontanati.
In nove copie su dieci, mi sembra sia questa la realtà.
 
 



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