"LE ORE" - 19 aprile 1962
La ragazza del teddy boys
[...], ho vent'anni e sono impiegata presso una fabbrica produtttrice di macchine utensili. Mia sorella che ha diciotto anni è dattilografa nella stessa azienda. E' a causa di mia sorella che le scrivo. Il suo comportamento è scandaloso e io ne soffro moltissimo. Con una scusa o con l'altra esce quasi ogni sera e i miei genitori che sono in buona fede e hanno fiducia in lei, le accordano il permesso. Rincasa ad ore impossibili. A volte ha la borsetta piena di caramelle, altre volte porta a casa caffè, cioccolatini e persino soldi. Tutto questo è il frutto delle razzie notturne della banda di teppisti che ha per capo il ragazzo di mia sorella. Lei, per paura che i miei genitori le chiedano la provenienza di tutta questa roba, la tiene nascosta e poi la distribuisce a piene mani alle colleghe d'ufficio che sono ben liete di accettarla. Ma non è tutto. Mia sorella da tempo ha perduto la sua purezza e non si vergogna di raccontarmi i particolari delle intimità che ha con il suo "teddy" (così lo chiama) che spesso la picchia lasciandole i segni. Ho scongiurato mia sorella di lasciar perdere quella brutta compagnia, l'ho supplicata di tornare ad essere la ragazza buona di qualche tempo fa (perchè non è stata sempre cos'), ma lei si è ribellata mettendomi in ridicolo di fronte alla gente. C'è un modo solo per costringerla a desistere dalle sue follie: raccontare tutto ai miei genitori. Però mia sorella ha giurato che se facessi una cosa simile, non mi rivolgerebbe più la parolae, per lei, non esisterei più. D'altra parte i miei genitori non si aspettano un colpo tanto duro e la verità potrebbe far loro molto male.
Patrizia E. (milano)
I divi bambini
[...], domenica pomeriggio ho assistito alla televisione al Festival dello "Zecchino d'oro", riservato ai più piccini. Ragazzi di 10, 12 e 13 anni, interpretavano le canzoni loro assegnate con l'impegno di autentici professionisti del microfono. Io ho due figli e cerco di educarli nel migliore dei modi. Cerco di far loro comprendere che la vita non è un "carosello", che gli ideali cui ognuno deve tendere non passano da "Sanremo" e da "Canzonissima". Ma i miei "idoli", purtroppo, non hanno la potenza di quelli che occhieggiano maliziosi dallo schermo di vetro. De Amicis, Collodi e Pascoli sono ombre fluttuanti nell'edificio del ricordo. Me ne sono reso conto osservando i miei due bambini (9 e 11 anni) con gli occhi fissi al video. Mi sono sentito sconfitto, quando ho letto nei loro sguardi che la loro più grande aspirazione sarebbe stata quella di imitare o emulare i coetanei che ricevevano gli applausi di un pubblico entusiasta e i voti di una giuria di seri e compassati professionisti.
Riccardo L. (trapani)
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